Il magnesio può curare gli acufeni

cure acufeni naturaliRecentemente ho letto un interessante articolo sul sito della CNN di Martine Hamann, professoressa di neuroscienze all’Università di Leicester che ha ricevuto fondi per la ricerca sugli acufeni anche dalla British Tinnitus Association (tinnitus è il termine inglese per acufeni).

Il fischio all’orecchio è un disturbo molto più comune di quanto si pensi, circa il 10-15% della popolazione adulta ne è in qualche misura affetto. Nonostante la sua diffusione, se ne parla poco e soprattutto, non c’è un’unica e certa terapia di guarigione.  Le ragioni sono appunto la scarsa conoscenza sul fenomeno.

La professoressa Hamann ha pubblicato recentemente sul The Journal of Experimental Neurology alcune importanti scoperte. Non è una soluzione al problema, ma i suoi studi rivelano alcuni meccanismi sottostanti allo sviluppo del ronzio, e possono essere quindi utili per un possibile trattamento.

 

Suoni fantasma

La generazione e la trasmissione di segnali nel cervello sono soggetti a costanti cambiamenti. In particolare i segnali possono essere potenziati o ridotti tramite un processo noto come “plasticità”. Quando i segnali vengono potenziati, si parla di “potenziamento a lungo termine”, un processo che è fondamentale nella nostra capacità di apprendere e memorizzare i ricordi.

Sapendo che l’acufene è un suono fantasma che non esiste nel mondo esterno, ma viene percepito solo dal diretto interessato, ciò suggerisce che da qualche parte nel cervello ci sono cellule che generano un falso segnale in risposta ad un suono che non esiste. Gli studi dimostrano che i segnali acustici vengono trasmessi dalla coclea, situata nell’orecchio interno, ad una struttura del cervello chiamata nucleo dorsale cocleare. Quindi, nella ricerca in oggetto, per scoprire cosa impedisce al ronzio di sparire sono partiti dalla nucleo cocleare.

nucleo coclea orecchioLe cellule del nucleo cocleare dorsale sono in grado di incrementare i segnali che ricevono. Sulla base di risultati ottenuti in laboratorio, ci sono buone ragioni per credere che questa capacità venga compromessa dopo molteplici esposizioni a suoni forti. Se confermato, questo sarebbe una forte evidenza che individua il nucleo cocleare dorsale come il generatore di un falso segnale individuando quindi l’organo bersaglio di un possibile intervento terapeutico.
Per testare il tutto, è stato progettato un programma di ricerca, che indurrebbe l’acufene in un modello animale tramite un’esposizione multipla a forti suoni.

I sospetti degli scienziati sono stati confermati: l’esposizione a forti suoni ha impedito al nucleo cocleare dorsale di incrementare i suoi segnali in ingresso. L’esposizione a alti volumi quindi altera la plasticità cerebrale, lasciando il nucleo cocleare dorsale in uno stato compromesso.

 

Cosa attiva il fischio all’orecchio?

L’acufene è più comune nelle persone con una perdita di udito causata da un danno alla coclea o al nervo uditivo. Ma non solo! Il ronzio spesso sorge in seguito a esposizione a forti rumori (istantaneamente a seguito di un’esplosione o tonfo, oppure a seguito di una lunga esposizione a rumori come in discoteca o sul lavoro ), alla somministrazione di farmaci che danneggiano il nervo uditivo, a problemi dell’orecchio medio (quali infezioni e tumori vascolari).

L’acufene può anche essere un sintomo della malattia di Meniere, un disturbo del meccanismo di equilibrio nell’orecchio interno. Alcuni farmaci come l’aspirina, alcuni antibiotici, farmaci antimalarici, anti cancro e anticonvulsivanti possono innescare il ronzio all’orecchio o peggiorare la sua percezione. Le cause insomma sono diverse, come riportato più volte anche su questo blog.

Nell’esperimento in questione, la sovraesposizione acustica induce un periodo temporaneo di perdita di udito, una situazione in cui il mondo intero sembra aver abbassato il volume. Durante questo periodo, le cellule nel nucleo cocleare dorsale cercano di compensare questo basso volume circostante, stimolando il loro segnale.
Questa compensazione ha successo, ma nel momento in cui la temporanea perdita di udito scompare, la spinta al segnale rimane memorizzata nel nucleo cocleare dorsale. Le conseguenze sono appunto gli acufeni, una generazione di segnali di disturbo che vengono percepiti in assenza di uno stimolo esterno. Il test ha quindi dimostrato che l’acufene è una condizione di apprendimento doloroso continuo.

magnesio cura acufeniSi è quindi dimostrato che l’acufene è generato da una forte esposizione a rumori che crea un effetto memoria nel nucleo cocleare. Ancor meglio si è dimostrato che con una dieta ricca di magnesio si può prevenire la generazione di questo effetto memoria.

Il passo successivo è quello di individuare farmaci che possano prevenire lo sviluppo del fischio e anche farlo smettere. Ma con un buon punto di partenza sapendo che occorre elevare la concentrazione di magnesio nel cervello o simularne la sua azione.

Possiamo quindi prevenire il fischio all’orecchio anzitutto limitando l’esposizione al rumore o indossando protezioni per le orecchie.  E cercare di alleviarlo con integratori di magnesio, clicca qui per un esempio. Vale la pena provare visto che si tratta di un minerale naturale che può essere assunto tranquillamente nelle nostre diete.

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6 commenti su “Il magnesio può curare gli acufeni”

  1. Ho iniziato da pochi giorni ad assumere il magnesio giornalmente, incrementando anche compresse di GINKGO BILOBA.
    Convivo con il fischio continuo all’orecchio destro da oltre 2 anni.
    E’ sempre ad un livello fastidioso, raramente diminuisce.
    Al momento non ho attivato nessun’altra terapia.

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  2. Soffro di acufeni dal 2011 circa, un sibilo all’orecchio destro, ininterrotto, rare volte altalenante. Con il magnesio c’è un miglioramento? Ci sono sltri tipi di intervento? Per capire il grado del problema ci sono degli esami da fare?
    Grazie

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  3. Buongiorno
    Ho 57 anni
    Ho lavorato in ambienti a volte molto rumorosi per 20 anni circa usando spesso le protezioni.
    Ho avuto da parecchi anni acufeni fino ad arrivare alla soglia dei 40 db.
    Poi con la prima assunzione serale di un antidepressivo (Citalopram della Molteni) assunto per motivi legati ad un trauma cranico sulla tempia destra e fattori legati a stress post-traumatico, ho iniziato a sentire dopo un forte rumore nel sonno, come una radio ad alto volume, un acufene più forte all’orecchio sinistro che tuttora persiste e tende ad aumentare.

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